La forma è romanzata, ma la vicenda narrata attinge a piene mani da una cronaca, che troppe volte nella realtà non ha risparmiato le criticità e le emergenze proposte nel libro. Lo si evince dalla dedica premessa all’inizio del volume: «Alla memoria di Gaetano Frajese, un eroe del nostro tempo».

Dina Nerozzi narra qui le vicende familiari e personali di Giorgio, uno stimatissimo medico, di sua moglie Clara e della loro famiglia, un’esistenza normale, come tante, sconvolta però, un giorno all’alba, dall’arrivo dei Carabinieri con un ordine di custodia cautelare destinato al professionista, di cui viene descritta la permanenza nel carcere di Poggioreale ed i lunghissimi anni di un complesso processo, giunto a minare la stessa salute dell’uomo.

Il racconto biografico s’intreccia nel libro con la narrazione degli avvenimenti nazionali ed internazionali di un periodo storico, particolarmente intenso, periodo da cui si è generato poi il decadimento culturale, sociale e politico, di cui siamo oggi testimoni: dal processo Mani pulite a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dalla caduta del Muro di Berlino ad una perdurante «rivoluzione culturale».

Commovente l’epilogo: nelle ultime righe, alle 12.45 del 14 dicembre 2019, Giorgio dedica alla moglie l’ultimo respiro, esalato mentre invoca il suo nome. Il che fa tornare alla mente di Clara le toccanti parole, scrittele dal carcere: «Non temere, amore mio, anche questa è grazia».