Anche l’Uganda è purtroppo terra di martirio da molto tempo. Persino all’interno delle mura domestiche. Com’è accaduto ad un 20enne del villaggio di Bupalama, Tabiruka Tefiiro, convertitosi dall’islam al Cristianesimo due anni fa e per questo torturato con un coltello ed una zappa e poi impiccato da suo padre musulmano, Kasimu Kawona, che ora verrà processato peraltro solo con l’accusa di “omicidio colposo”, secondo quanto riferito da Morning Star News.
Al padre, che, nel corso di una riunione di famiglia, ha chiesto conto della conversione al figlio, questi, secondo quanto riportato dall’agenzia InfoCatólica, ha risposto: «Desidero confermare di esser salvato dalla grazia di Dio. Non posso rinunciare alla mia fede cristiana, né ora, né in futuro». Sono state queste le sue ultime parole, prima di essere ammazzato dal genitore. Col consenso tacito dell’intera famiglia ed uno sguardo più che benevolo da parte delle autorità, benché chiamate a far rispettare una legge, che sembra solo scritta e mai o mal applicata.