Sempre drammatiche le condizioni, in cui vivono i cattolici in Cina. L’ultima novità è giunta dalla provincia dell’Heilongjiang: anche qui, come altrove, le autorità territoriali hanno strutturato un sistema di ricompense per tutti i delatori, disposti a segnalare “reati” legati al culto delle comunità cristiane. L’obiettivo, formalmente, è quello di reprimere le attività religiose “illegali” e di “prevenire” eventuali focolai di Covid-19, ma che si tratti di generici pretesti lo dimostra il fatto che il provvedimento riguarda anche quanti distribuiscono materiale religioso all’esterno dei luoghi di culto, quanti promuovono donazioni non autorizzate in beni o denaro e quanti distribuiscono stampe e pubblicazioni. Le spiate, anche a carattere anonimo, possono essere trasmesse via telefono, per mail o tramite lettera ed i compensi possono raggiungere anche i mille yuan, pari a circa 150 dollari.
Tale metodo, che è già in uso in altre regioni della Cina, come nel distretto di Boshan, nello Shandong, ha già provocato diversi arresti ad opera della Polizia, intervenuta anche senza mandato e facendo ricorso alla violenza.