Negli ultimi mesi molte parole e gesti di papa Francesco hanno suscitato perplessità e confusione tra i fedeli, provocando critiche, spesso legittime, ma talvolta sbagliate, nei modi e nel linguaggio, più che nella sostanza. Le regole per non sbagliare quando si critica il Romano Pontefice sono due: in primo luogo bisogna ricordare che ci si rivolge al Vicario di Cristo e il tono deve essere sempre filiale e rispettoso; in secondo luogo l’unico criterio che può rendere legittime le nostre critiche è il riferimento al Magistero perenne della Chiesa e mai ai propri sentimenti, impressioni od opinioni soggettive. È necessario a questo fine studiare i grandi documenti pontifici della storia e avere come modello di comportamento quello dei Papi, che la Chiesa ha elevato sugli altari.
Tra i Papi santi, ha una particolare attualità san Pio V (1566-1572), perché quest’anno ricorre il 450° anniversario della battaglia di Lepanto, di cui egli fu l’indiscusso artefice. È anche per questa ragione, che ho scelto di dedicargli una biografia, appena pubblicata negli Stati Uniti e, in Italia, dall’editore Lindau, con il titolo Pio V storia di un Papa santo.
Nell’epoca di san Pio V, la Chiesa aveva, come oggi, nemici esterni e interni. Il principale nemico esterno erano i Turchi, che volevano conquistare l’Europa e trasformare San Pietro in una moschea, come avevano fatto con la Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli. I nemici interni non erano solo i seguaci di Lutero e di Calvino, che cercavano di estendere l’eresia a tutta la cristianità, ma anche i loro complici e simpatizzanti all’interno del mondo ecclesiastico: gli esponenti di quel “Terzo Partito”, che cercava una “via media” tra la verità e l’errore.
Un luogo di scontro fra le opposte tendenze, che convivevano all’interno della Chiesa, fu proprio il conclave, che elesse san Pio V. Quando il 20 dicembre 1565 nel palazzo dei Papi del Quirinale i cardinali si riunirono per eleggere il successore di Pio IV, il Sacro Collegio era diviso sostanzialmente in due partiti, che si erano affrontati negli anni precedenti e che corrispondevano a due modi diversi di affrontare l’eresia protestante. Il primo partito sosteneva che con l’eresia non ci dovessero essere compromessi possibili, mentre il secondo partito era fautore della politica della “mano tesa” verso il protestantesimo. Nel conclave non c’era nessuno più intransigente del card. Michele Ghislieri, che era stato il Supremo Inquisitore generale della Cristianità. Fu proprio lui che, con il decisivo supporto di un altro cardinale santo, Carlo Borromeo, fu eletto al soglio pontificio il 7 gennaio 1566 con il nome di Pio V.
Michele Ghislieri era nato nel 1504, a Bosco Marengo, in Piemonte. Entrato a 14 anni nell’Ordine dei Predicatori, fu mandato all’Università di Bologna per studiarvi la Teologia, che poi insegnò per 16 anni. Per la purezza della sua fede fu nominato Inquisitore (1542), Commissario generale del Santo Uffizio (1551) e Summus ac perpetuus inquisitor (1558), inquisitore generale a vita di tutta la cristianità. Papa Paolo IV lo nominò quindi vescovo di Nepi e di Sutri, poi cardinale. Tali onori non modificarono in nulla l’austerità della sua vita, neanche dopo la sua elezione a Romano Pontefice. Egli applicava per primo a sé stesso la riforma dei costumi, che voleva estendere a tutta la Chiesa.
San Pio V tentò in ogni modo di arginare il dilagare delle eresie in Europa e, a questo fine, strinse alleanze con i sovrani cattolici dell’epoca, soprattutto con Filippo II, mentre giunse persino a scomunicare la regina eretica d’Inghilterra, Elisabetta I, con un gesto di grande audacia soprannaturale.
Il suo pontificato è segnato da alcune decisioni fondamentali: nel 1566 la pubblicazione del Catechismo, che esponeva in termini chiarissimi tutta l’opera dottrinale del Concilio di Trento; nel 1568 la promulgazione del Breviario romano, che è il libro liturgico che contiene l’Ufficio Divino della Chiesa cattolica; nel 1570 l’istituzione della Messa, che era destinata a entrare nella storia come “tridentina” o di san Pio V, ma non era altro che la restaurazione della Messa tradizionale, devastata dal protestantesimo. La scelta di questi tre atti non è casuale: l’intento del Concilio di Trento era quello di attuare una vera riforma, a partire da ciò che il clero insegnava, pregava e celebrava. A questi atti si aggiunse la proclamazione di san Tommaso d’Aquino come Dottore della Chiesa e la pubblicazione definitiva della Summa Theologica come opera di riferimento per l’insegnamento.
Di fronte alla minaccia dell’islam, Pio V promosse la costituzione della Lega Santa contro i Turchi attraverso l’alleanza militare tra il Papato, la Spagna e la Repubblica di Venezia. Il trionfo di Lepanto del 7 ottobre 1571, in una delle più grandi battaglie navali della storia, fu uno degli esiti più celebrati del suo regno. Il Papa stava preparando una nuova spedizione, quando morì il 1° maggio 1572. Il suo corpo oggi è venerato nella basilica di Santa Maria Maggiore.
Pio V non fu un Papa “politico”, ma visse la sua alta missione in maniera soprannaturale, con lo sguardo unicamente volto alla gloria di Dio e al bene delle anime. Dom Guéranger, nel suo Anno liturgico, afferma che «tutta la vita di Pio V è stata una lotta». Michele Ghislieri fu un pontefice risoluto e combattivo, che si occupò anche personalmente di questioni militari, ma il segreto della sua lotta e delle sue vittorie sta nelle armi spirituali che usò, a cominciare dal Santo Rosario. L’istituzione della festa di s. Maria della Vittoria o del Rosario e l’introduzione nelle litanie lauretane dell’invocazione Auxilium Christianorum furono l’ultimo atto rilevante del suo pontificato.
Il nome di san Pio V, come quello di Lepanto, oggi è una bandiera. Noi non vogliamo “resettare” il mondo per costruire una nuova società, che esiste solo tra le nuvole, né vivere nella confusione, come vorrebbero i “profeti del caos”, che si affacciano all’orizzonte. Siamo cattolici militanti, che si alimentano alle radici cristiane della società e che oppongono ai sogni deformi dei rivoluzionari di ogni tempo la Tradizione integra e ininterrotta della Chiesa, incarnata da Pio V, e il modello politico e sociale di civiltà cristiana che egli strenuamente difese, secondo la formula, che fu anche di san Pio X: Instaurare omnia in Christo.