Radici Cristiane

Diretto da Roberto de Mattei

Fatima e Coronavirus

Le apparizioni e il messaggio di Fatima del 1917 hanno sempre costituito un irrinunciabile punto di riferimento per la nostra rivista. Fatima è una luce che illumina il secolo ventesimo e si proietta sul nostro tempo, aiutandoci a orientarci nella notte e nella tempesta. A Fatima la Madonna dischiuse ai tre pastorelli un orizzonte di tragedia: se l’umanità non si fosse convertita, la Russia avrebbe diffuso i suoi errori e Dio avrebbe castigato il mondo per i suoi crimini, «per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre». Ma a questa minaccia si accompagnava una grande promessa della Madonna: il trionfo finale del suo Cuore Immacolato.

Gli errori della Russia sono gli errori del comunismo, un virus ideologico che non risparmia alcun angolo della terra ma che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ha la sua più aggressiva espressione nella Cina di Xi Jinping. Ed è proprio dalla Cina che è partita e si è diffusa nel mondo la pandemia del Coronavirus.

In un ampio servizio su Panorama, il settimanale diretto da Maurizio Belpietro, leggiamo che la Repubblica popolare cinese ha deliberatamente condotto, per almeno un mese, un insabbiamento totale sul Coronavirus: «un perfetto caso di disinformazione da regime autoritario» scrive Maurizio Tortorella (Cina, La verità negata, Panorama, 15 aprile 2020).

Il regime comunista cinese ha infatti taciuto la verità sull’epidemia per molte settimane, dal dicembre 2019 fino alla metà di gennaio del 2020. Un mese cruciale nel quale il virus ha potuto diffondersi indisturbato in tutto il mondo. Ricordiamo che i primi casi di un’infezione da Coronavirus di nuovo tipo vengono documentati fin da metà novembre 2019. Ma solo l’11/12 gennaio 2020 filtrano in Occidente le prime notizie. Ancora a fine gennaio la Cina ritardava la comunicazione dei dati reali dell’epidemia, faceva arrestare i medici che cercavano di far conoscere la situazione e censurava in tutti i modi gli organi di stampa e i giornalisti cinesi, che indagavano sugli avvenimenti. La disinformazione riguarda tuttora il numero reale dei morti: certamente molto maggiore di quelli ufficialmente comunicati dalle autorità cinesi. Perché nascondere i fatti?

Ma la Cina non è l’unica colpevole di questa politica di disinformazione. Accanto a quelle della Cina, vanno sottolineate le responsabilità dell’Organiz­zazione Mondiale della Sanità, l’agenzia delle Nazioni Unite che è andata in Cina a fare ispezioni con una task force e che non ha compreso o non ha voluto comunicare la portata reale della catastrofe. Va ricordato che il direttore generale dell’Oms è l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, politicamente vicino alla Cina comunista, che lo ha sostenuto nella sua elezione a direttore generale dell’organizzazione, nel 2017. Il 28 gennaio 2020 Ghebreyesus si è recato a Pechino, dove, al termine di un incontro con il presidente Xi Jinping, ha comunicato al mondo che a Wuhan tutto era sotto controllo, minimizzando quanto accadeva.

C’è poi la possibilità che il Coronavirus non abbia la sua origine in un mercato di Wuhan, ma in un incidente di laboratorio avvenuto nella stessa città e, a causa di un incidente, sia sfuggito al controllo e si sia diffuso. Questa notizia, che fino a un mese fa veniva archiviata tra le fake news, oggi viene considerata una attendibile ipotesi. Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, in un’intervista a Fox News del 16 aprile, ha confermato che gli Stati Uniti stanno lavorando per verificare cosa sia veramente accaduto a Wuhan.

Inoltre, tutti gli scienziati sono concordi nell’individuare nei pipistrelli la fonte dell’infezione. Ma, due ricercatori cinesi, il dott. Botao Xiao della South China University of Technology di Guangzhou e il dott. Lei Xiao della Wuhan University of Science and Technology, hanno osservato che i pipistrelli più vicini si trovano a più di 900 chilometri da Wuhan ed è impossibile che abbiano potuto compiere un volo di questa lunghezza senza contagiare nessuno sul percorso. Come minima è la possibilità che l’infezione sia nata dalla tendenza locale di mangiare i pipistrelli. Quei pipistrelli, dicono i due esperti cinesi, potrebbero quindi provenire da due centri di ricerca situati a Wuhan o nelle vicinanze. Uno è il Wuhan Center for Disease Control & Prevention, che sta a meno di 300 metri dal mercato di Wuhan, e l’altro è il Wuhan Institute of Virology, amministrato dall’Accademia cinese delle scienze, a 12 chilometri dal mercato. Poiché in questi centri si svolgono esperimenti sul Sars-Coronavirus è plausibile che uno di questi virus possa essere fuoriuscito dal laboratorio (AdnKronos, 17 febbraio 2020). Del resto due anni prima che la pandemia da Coronavirus investisse il mondo, i funzionari dell’ambasciata Usa in Cina avevano visitato un istituto di ricerca di Wuhan, inviando a Washington due avvertimenti ufficiali sull’inadeguata sicurezza dei laboratori.

Il 1° ottobre 2019 il presidente Xi Jinping ha celebrato a Pechino i settant’anni della Repubblica popolare cinese, ma nessuno ha ricordato il costo umano del comunismo in Cina. Molti anni fa, lo scrittore Eugenio Corti ricordava che, in un colloquio intercorso l’8 ottobre 1971 a Pechino tra l’allora Imperatore d’Etiopia Hailé Selassié e il presidente Mao, quest’ultimo, alla domanda dell’ospite su quale fosse stato in Cina il costo in vite umane per la supremazia del comunismo dopo il 1949, rispose grottescamente che fu di «cinquanta milioni di morti» (Il Giornale, 7 dicembre 1997). Il trentesimo anniversario del crollo del muro di Berlino è stato celebrato senza alcun riferimento ai crimini del comunismo internazionale.

Alexander Solgenitsin, in una lettera ai dirigenti della Russia comunista scritta nel lontano 1973, metteva in guardia i dirigenti politici del suo Paese sul pericolo rappresentato dalla Cina; una potenza che l’Unione Sovietica aveva aiutato a svilupparsi per ragioni di fratellanza ideologica (Vivere senza menzogna, Con la lettera ai dirigenti dell’Unione Sovietica, Mondadori, Milano 1974). E cinque anni dopo, nel celebre discorso di Harvard, lo stesso Solgenitsin ammoniva sul pericolo di una alleanza con la Cina comunista, che sarebbe stata fatale all’America e all’Occidente (Un mondo in frantumi, La casa di Matriona, Milano 1978). Queste parole, come molte altre, non sono state ascoltate.

Oggi la Cina è una superpotenza mondiale, con cui le democrazie occidentali concludono affari senza riserve politiche e morali. Nessuno ricorda le vittime, né la natura intrinsecamente malvagia del suo regime. Perché il comunismo è un sistema politico fondato sulla violenza e sulla menzogna; è un male ideologico e morale. E la Cina è una nazione, che continua a diffondere nel mondo gli errori della Russia comunista. A causa della diffusione di questi errori e dell’impenitenza dell’umanità, la Madonna ha annunciato a Fatima che «diverse nazioni saranno annientate»: una predizione condizionata, perché la conversione del mondo potrebbe evitare questo terribile castigo. Ma ciò che non è condizionato, ed è irreversibile, è la promessa finale di Maria: «Infine il mio Cuore Immacolato trionferà». È questa la speranza che coltiviamo nel cuore nel mese di maggio del 2020.

Lettera del Mese

Ho letto recentemente di molti intellettuali e uomini di cultura, che, una volta convertitisi, hanno molto amato la preghiera del Rosario. Mi ha particolarmente colpito la storia della poetessa Ada Negri. Ho letto che ella era solita regalare Rosari agli amici. Eppure io ho sempre pensato che il Rosario fosse una pratica più legata al mondo dei semplici che dei colti. Voi che ne pensate?...

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