Si era detto vittima di un’aggressione «omofoba» e «razzista», oltre tutto ad opera di alcuni sostenitori di Donald Trump: era tutto falso. L’attore omosessuale afro-americano Jussie Smollett si era inventato tutto per un solo motivo: farsi pubblicità gratis. E c’è riuscito perfettamente.
La sua denuncia, totalmente inventata, è stata subito raccolta e fatta propria da molte star, che gli hanno espresso pubblicamente la propria solidarietà incondizionata, e la notizia ha avuto subito un’eco mediatica internazionale, sulla parola dell’artista, senza condurre la benché minima verifica sulla sua fondatezza.
Ma non tutti hanno preso per oro colato la versione di Smollett ed è bastato qualche piccolo controllo, per scoprire la verità: gli aggressori hanno dichiarato di esser stati pagati dalla vittima per simulare il pestaggio, così l’attore è stato accusato di falsa testimonianza. Si è trattato soltanto di una gigantesca farsa, di un’enorme montatura, per procurarsi una facile pubblicità gratuita.
Da qui, l’arresto, di cui non molti media han però dato notizia, pochi riflettori sono rimasti accesi per raccontare anche la conclusione di questa sconcertante vicenda. Così, dopo il suo rilascio su cauzione, Smollett è stato licenziato dalla serie tv in cui recitava ed ora rischia fino a tre anni di carcere. Ma di lui nessuno parla più. E figuracce come questa sono purtroppo più frequenti di quanto si creda.