Tutti conoscono la serie di romanzi avventurosi di Jules Verne (1828-1905), uno degli autori francesi più letti al mondo. Ma quasi del tutto sconosciuto è questo racconto, Il Conte di Chanteleine. Un episodio del Terrore, coevo del celeberrimo Viaggio al centro della terra (1864). Incredibilmente – o, forse, del tutto logicamente – quando Verne nel 1879 si rivolse al suo usuale editore, Hetzel, che aveva editato tutte le sue opere avventurose, per proporgli di raccogliere in volume quel suo romanzo storico, l’editore rifiutò di accontentarlo.
Forse fu il timore (o l’opposizione ideologica) dell’editore, presumibilmente turbato o infastidito da quel lavoro di rivisitazione storica, che andava a riabilitare i Vandeani: gente da abbandonare all’oblio, dopo la mancata distruzione fisica da parte dei giacobini, che tentarono un vero e proprio sterminio di massa.
E Giulio Verne parla di tutto questo. Magari solo ne accenna, ma ne parla, assieme all’esaltazione della autentica aristocrazia. Ed è appunto intorno a questi veri nobili che i contadini bretoni e vandeani si strinsero per combattere il mostro rivoluzionario. La riproposizione di questo piccolo gioiello della narrativa controrivoluzionaria, meritoriamente riscoperto dall’editore Solfanelli, che lo ha riproposto con una nuova traduzione, è molto importante, perché la narrativa è spesso un metodo di diffusione del pensiero spesso molto più efficace – almeno nei confronti del grande pubblico – della saggistica scientifica.