Per la Famiglia e per la Vita la grancassa non suona. Ma se in ballo c’è il mantra dell’ecologia spinta, allora sì. Ed ecco quindi lo scorso 8 novembre il Vicariato di Roma 7 direttamente in campo per la «Marcia per la Terra», svoltasi lo scorso 8 novembre nell’ambito della Giornata diocesana per la custodia del Creato «Laudato si», ma in vista della XXI Conferenza intergovernativa sul Clima di Parigi di questo dicembre.
La piazza dei Santi Apostoli è stata trasformata in mero folclore: un «grande villaggio» in festa con «laboratori, spettacoli etnici in costume, stand enogastronomici», persino un convegno, il concerto in piazza e lo spettacolo circense. Niente processioni, novene o adorazioni eucaristiche, chiedendo a Dio la grazia di un Creato clemente con l’uomo: eccezion fatta per la S. Messa del giorno prima, la kermesse avrebbe potuto essere organizzata da un qualsiasi circolo Arci o sede del Wwf, senza che nessuno potesse accorgersene.
Anche Roma, dunque, si è allineata alle altre coreografie ecclesiali pensate per l’evento clou del “politicamente corretto”, come il pellegrinaggio ecumenico organizzato a Parigi dai Vescovi tedeschi; quello in bicicletta dalla cattedrale di Westminster alla capitale francese; la Dichiarazione sulla «giustizia climatica» della Caritas Internationalis e del Cisde; la petizione del card. Tagle nelle Filippine contro il surriscaldamento globale; oppure la campagna «Digiuna per il clima», promossa in tutto il mondo da 18 organizzazioni cattoliche come «segno di solidarietà con le vittime dei cambiamenti climatici». E le vittime degli aborti? Della fecondazione assistita? Dell’eutanasia?