Una via, tre santuari, un castello: ai lati del percorso Monte S. Angelo sul Gargano e Mont Saint Michel in Normandia, opposti non solo geograficamente, perché a due lati opposti d’Europa, ma anche nella concezione architettonica, con la chiesa pugliese scavata nella roccia e quella normanna che svetta su una piccola isola, al vertice di una cittadella monastica.

In mezzo, lungo i circa duemila chilometri di percorso, Castel S. Angelo a Roma e la Sacra di S. Michele sulle Alpi. Il pellegrinaggio micaelitico nel Medioevo si snodava per questi punti, talvolta confondendosi con un altro cammino (la Via Francigena) ed unendo l’Europa transalpina a Roma ed ai porti da cui si veleggiava alla volta di Gerusalemme. Se l’altro cammino medioevale, quello per Santiago di Compostela, non ha mai visto cessare il continuo passaggio di pellegrini, i percorsi in terra italiana sono invece pressoché scomparsi, pur rimanendo la grande affluenza ai singoli punti di arrivo o snodi.

La casa editrice San Paolo, dopo aver dedicato più guide alla riscoperta del pellegrinaggio a piedi, aggiunge alla sua interessante collana un testo dedicato alla Via Micaelica, che non si riduce ad essere una mera guida turistica: come gli altri volumetti, pur occupandosi anche di aspetti profani (indicazioni turistiche e informazioni logistiche) dedica gran parte del testo, che affianca le suggestive immagini, alla preparazione spirituale del viaggio.

Così, lungo il volumetto, si incontrano varie pagine, ben segnalate da un riquadro, che affrontano momenti di preghiera. Troviamo infatti l’invocazione scritta da Leone XIII (in latino ed in italiano) e che una volta si recitava alla fine della Messa, la guida alla “corona angelica” (nove poste di un Pater e tre Ave alle nove schiere angeliche) e le litanie di san Michele, alcune meditazioni papali, le condizioni per fruire dell’indulgenza, una serie di indicazioni per particolari percorsi devozionali (da S. Giovanni Rotondo a Monte S. Angelo, da Castel S. Angelo alla Tomba dell’Apostolo in S. Pietro, la Via Crucis della Sacra di S. Michele), la Novena a san Michele.

Se i quattro luoghi citati (i tre santuari ed il castello) sono i punti nevralgici del percorso, lungo la via si trovano anche molte altre chiese “minori” come la cattedrale di S. Michele a Lucca o la chiesa consacrata allo stesso Arcangelo a Pavia, per non dire delle innumerevole cappelle che costellano il percorso, soprattutto nell’Italia meridionale, speso erette dai Longobardi, che avevano per l’Arcangelo guerriero un culto particolare: tali cappelle dovevano fungere da punto di sosta per i pellegrini che si recavano appunto a Monte S. Angelo, il più antico dei tre santuari (la struttura originaria risale al V secolo, mentre quello francese è del X secolo e quello alpino dell’XI) e che per primo fu meta di pellegrinaggi.