Nonostante sia il romanzo più famoso di Benson, Il padrone del mondo è di difficile reperibilità. Ben giunge quindi la riproposizione di questo capolavoro della letteratura cristiana del XX secolo, anche perché le edizioni Fede&Cultura lo affiancano alla seconda parte della ideale dilogia, L’alba di tutto, che per la prima volta viene pubblicata in Italia.

Immaginiamo un mondo in cui si predichi tolleranza, umanitarismo, abbattimento di tutte le barriere religiose e sociali, ma in cui a essere esclusa da tale tolleranza sia la Chiesa Cattolica (un po’ come avvenne in Inghilterra, patria di Benson, al tempo di Elisabetta I) e in cui si cerchi di distruggerla completamente (un sogno caro a molti). Questo lo scenario in cui si svolge Il padrone del mondo, considerato il volume di “christian fiction” più venduto della storia, un’opera capitale ammirata da molti: mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro ricorda nella sua introduzione che la lettura del romanzo fu un evento importante non solo della propria formazione spirituale, ma anche di quella di Benedetto XVI.

È davvero sconvolgente la capacità di prevedere alcuni scenari politici – che si stanno (ahinoi) avverando – da parte di un autore che scandalizzò il mondo anglicano quando decise di convertirsi al cattolicesimo (proprio lui che era figlio dell’arcivescovo di Canterbury, il Primate d’Inghilterra!) e iniziò a combattere la buona battaglia anche attraverso la narrativa.

Dopo aver inorridito nel 1907 i lettori con la profezia di un mondo completamente scristianizzato (soprattutto a causa della sua debolezza interna, dovuta al relativismo), Benson nel 1911 scrisse un altro romanzo di fantapolitica in cui proponeva uno scenario completamente diverso: e se dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale il mondo si rendesse conto che l’unica filosofia capace di risolvere i problemi del mondo fosse quella cristiana? Se si capisse che socialismo e comunismo sono mere utopie capaci di portare soltanto povertà e morte? Se la democrazia venisse riconosciuta come una dottrina falsa, che cozza contro la verità e venisse accantonata per far posto a una aristocrazia ispirata dalla fede? Se il Papa venisse universalmente riconosciuto come il Vicario di Cristo e il mediatore tra i popoli della terra?

Il protagonista, un anziano ex prete “arrabbiato”, perde la coscienza e si “risveglia” sessantacinque anni dopo, nel 1975, nei panni di un alto prelato inglese, in un mondo tornato ad abbracciare il cattolicesimo.

Il romanzo è ricco di colpi di scena e la visione di Benson ha del profetico anche in questa sua altra opera: non solo dal punto di vista delle tecniche futuribili, ma soprattutto dei movimenti politici e culturali; viene prefigurato il grave problema del socialismo tedesco, il fallimento del sistema democratico, addirittura si parla di un Concilio Ecumenico tenuto (udite, udite!) nel 1960, in questo caso, ottimisticamente, per valutare i rapporti tra scienza e fede, superando ogni contrasto tra di esse.

Il punto di vista del narratore, che segue le vicende di un ex prete laicista, dà luogo a una continua critica alle istituzioni del nuovo impero cristiano, critica di volta in volta smontata dalla precisa analisi dell’autore. «Questo è medioevo!», esclama ad un certo punto, attonito di fronte al grande potere della religione, sentendosi rispondere: «Certo, Medioevo: vale a dire natura umana con fede e reverenza, e senza ipocrisia». Ottima dunque l’iniziativa di Fede&Cultura di riproporre – tra l’altro con un’accattivante veste grafica – queste due opere che meritano di viaggiare in parallelo.