«Agli ospedali siamo tutti abituati. Diamo per scontato che ogni città ne abbia più d’uno, e che funzioni! Ma difficilmente ci si chiede: come sono nati, gli ospedali?». Si apre con questo interrogativo, l’appassionante indagine storica che Francesco Agnoli, professore nonché scrittore affermato e collaboratore di numerose testate tra cui Il Foglio, Il Timone e la nostra Radici Cristiane, propone ai lettori con la sua ultima fatica.

 

La cura nell’antichità era roba per ricchi

Un’indagine che parte da lontano, dall’antichità. E che ci mostra subito come nella polis dell’antica Grecia già esistessero strutture paragonabili – sia pure con parecchi distinguo – agli ospedali.  Peccato che, a quel tempo, si ritenessero degni di cura solo i «cittadini liberi e soprattutto quelli che potevano guarire sicuramente».

Platone in persona si  fece promotore di questa concezione esclusivista e discriminatrice della cura medica: «Allora, insieme con tale arte giudiziaria, codificherai tu nel nostro stato anche la medicina nella forma da noi detta? Così, tra i tuoi cittadini, esse cureranno quelli che siano naturalmente sani di corpo e d’anima. Quanto a quelli che non lo siano, i medici lasceranno morire chi è fisicamente malato» (Repubblica, 409e-410a).

Difficile, dunque, stupirsi del fatto che nell’antichità le cure mediche fossero in sostanza “roba da ricchi” e che il tempio di Esculapio, a Pergamo, rinomato per la capacità taumaturgiche dei suoi sacerdoti e meta di pellegrinaggi provenienti da tutta la Grecia, accettasse gli infermi solo dietro pagamento. Le cose cambiarono, anzi furono letteralmente rivoluzionate dall’avvento del Cristianesimo e del concetto di persona, una nozione così estranea al razionalismo classico – ha osservato il marxista Roger Garaudy – che i Padri greci incontrarono forti difficoltà nel trovare nella filosofia ellenica categorie e parole per esprimerla.

Con stile accessibile e una narrazione costellata di interessanti esempi, Agnoli ci accompagna quindi alla scoperta di uno sguardo del tutto sconosciuto, prima dell’avvento cristiano, nei confronti della malattia e del malato, spiegandoci come esso è gradualmente maturato nel corso dei secoli.

 

Il cristianesimo cambia le cose…

In principio furono due facoltose donne romane, Fabiola e Marcella, a farsi promotrici, nel quarto secolo d.C., dell’istituzione dei primi ospedali dove trovarono accoglienza «tutti gli ammalati raccolti per le strade», mentre l’Oriente deve a san Basilio (329-379) la fondazione del primo e grandissimo ospedale.

Seguì poi la tradizione monastica coi grandiosi contributi di Cassiodoro (ca. 485-580) e san Benedetto da Norcia (480-547), e la gloriosa storia medievale, nella quale, da Siena a Varese, da Udine a Pisa, fiorirono ospedali magnifici per la loro bellezza artistica e l’umanità con la quale i bisognosi erano accolti e curati. Ed è proprio su questo, sulla cura e sull’attenzione praticata negli ospedali medievali, che Agnoli intende in definitiva porre l’attenzione, mettendo in luce l’immensa importanza che in tutto ciò ebbe l’antropologia cristiana.

Un modo di intendere l’uomo nel suo valore intrinseco e di vedere nel corpo non – come credeva Platone – un «involucro, immagine di una prigione» (Cratilo, 400 C), bensì la componente fisica della persona umana, per la prima volta concepita e apprezzata in modo unitario.
Ora, se si pensa che per lo stesso Aristotele l’unione delle anime coi corpi era paragonabile a quella dei «vivi con i morti» (Protrettico, fr. 10 Ross), si può capire quanto ebbe di rivoluzionario l’affermazione cristiana dell’individuo. E da questo punto di vista, oltre che come utile manuale della storia degli ospedali, l’ultima fatica di Agnoli si configura come uno stimolante invito a leggere la diffusione storica dei questi come una benefica conseguenza della filosofia e soprattutto della carità cristiana.

 

… e contribuisce a incrementare la ricerca medica

Questo tuttavia non impedisce all’Autore di sviluppare anche un’altra, interessante riflessione a proposito dello sviluppo delle scienze mediche. Le quali, è vero, nacquero ben prima del Cristianesimo ma che da questo trassero una spinta conoscitiva tutta particolare come dimostrano, ad esempio, la nascita e lo sviluppo dell’anatomia. Che non si registrarono nel mondo antico, ma che, appunto, ebbero nell’ambiente culturale cristiano e, in particolare, nella città di Bologna, i loro albori.

Il che ci aiuta a smascherare una volta di più la colossale menzogna secondo la quale la Chiesa, e più in generale il Cristianesimo, sarebbero portatori di una visione “oscurantista” della scienza. Tutt’altro. E in “Case di Dio e ospedali degli uomini”, anche questo, è dimostrato benissimo.

Per concludere non possiamo allora che ritenere di grande spessore scientifico e filosofico la storia degli ospedali che ci propone Francesco Agnoli. Una storia che, come abbiamo visto, a sua volta contiene molte altre storie. Molte di queste differenti fra loro e verificatesi a distanza di secoli l’una dall’altra. Ma tutte accomunate dalla luce inconfondibile dell’amore cristiano.