C’è un popolo, un grande e immenso popolo che ogni giorno vede aumentare la sua sofferenza. (…). È un popolo che raramente fa notizia, salvo alcuni casi eclatanti. È più vasto di una nazione e non è circoscritto a un’etnia particolare. Sono i cristiani perseguitati nel mondo, un’emergenza sempre più grave di cui solo recentemente opinione pubblica e autorità politiche hanno iniziato ad accorgersi.
Discriminazioni, minacce, violenze e uccisioni nei riguardi dei cristiani hanno registrato un’escalation impressionante in Medio Oriente, in India e in molti altri Paesi. Ma il nostro è un tempo che divora rapidamente tutto e poi tende a dimenticare, a girar pagina. C’è chi invece si prende cura di raccoglierle una per una, presentandoci un bilancio completo e dettagliato delle persecuzioni dei cristiani.
Si tratta del “Rapporto sulla libertà religiosa” che viene pubblicato ogni anno dall’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre. Nel Rapporto 2009, diffuso ieri, si afferma che «il 75 % delle persecuzioni religiose colpisce le comunità dei cristiani». La presenza di questi fedeli, circa due miliardi di persone in tutto il pianeta, cresce soprattutto nei Paesi del Terzo Mondo.
Ed è proprio in queste aree che stanno aumentando in modo allarmante gli episodi d’intolleranza, spesso violenta e sanguinosa, contro i seguaci di Cristo, vittime inermi dell’odio e del fanatismo. Accanto alle misure oppressive basate sull’ideologia ateista contraria a ogni religione, come ad esempio avviene nella Cina comunista, si sta allargando il fronte di quei Paesi dove si sono imposte ideologie che dicono sì ad un’unica religione, escludendo o limitando fortemente l’esercizio delle altre, qualificate come straniere o addirittura nemiche dell’identità nazionale. (…).
Ne risulta che oggi il Cristianesimo è la religione più perseguitata nel mondo. Siamo di fronte a una “cristianofobia” che dovrebbe essere combattuta «almeno con la stessa determinazione con cui si condannano l’antisemitismo e l’islamofobia», come aveva ammonito qualche tempo fa il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti.