Delle numerosissime varianti in cui il comunismo si è realizzato nel corso della storia, quella cinese è stata senza dubbio la
più esaltata in Occidente: numerosi sono stati gli intellettuali, di tutte le provenienze (da Jean-Paul Sartre ai “nazi-maoisti”) che hanno visto in Mao un antagonista a Stalin ed all’imperialismo americano. Forse anche a causa di questa eccessiva esaltazione la versione cinese del comunismo è quella più radicata e meno disponibile a lasciare il passo alla libertà.

Così viene passata sotto silenzio l’esistenza dei laogai, i lager cinesi, tuttora pieni di dissidenti costretti a lavorare in condizioni
disumane (con turni lavorativi che sfiorano le 20 ore giornaliere) e sfruttati fino alla morte per contribuire alla produzione manifatturiera che permette alla Cina di esportare in tutto il mondo a prezzi concorrenziali (ricordiamocene, quando acquistiamo prodotti cinesi).

Ma c’è chi osa spezzare questa cortina di silenzio: Gerolamo Fazzini, condirettore del mensile Mondo e Missioni del Pime, ha
curato un libro “rosso” sul maoismo. Perché “rosso” e non “nero”? Perché non è uno saggio scientifico, freddo e distaccato,
che elenca nomi, eventi, dati e cifre, bensì il racconto diretto di alcuni deportati (alcuni sacerdoti e un’insegnante di religione)
che fin dagli anni Cinquanta (cioè con la vittoria di Mao sui nazionalisti) hanno subito una persecuzione che ancora ai nostri
giorni non accenna a terminare. Nelle pagine del volume, necessariamente discontinue, ma profondamente umane, riviviamo
l’oppressiva atmosfera di continuo accanimento contro chi cercava di manifestare o semplicemente di vivere la propria fede.

Particolarmente toccante il diario del processo intentato a Geltrude Li, una maestra elementare rea di essere cattolica e di essere rimasta fedele al Papa rifiutando di aderire alla Chiesa nazionale: viene alla luce una vicenda di continue angherie, di
lavaggio del cervello, di violenza morale e fisica alla quale erano sottoposti tutti coloro che rimanevano fedeli alla Chiesa di Roma. Il fedele resoconto dell’insegnante, redatto durante lo svolgimento del procedimento a suo carico, venne trascritto su fogli sagomati a forma di scarpa e cucito all’interno delle suole di un missionario espulso: solo in tal modo riuscì a superare la frontiera ed anche questo elemento indica il grado di oppressione cui erano sottoposti i preti cattolici.

Le altre storie raccolte confermano la cappa di piombo sotto la quale è costretto il clero cattolico locale, la brutalità con cui
viene trattato, la difficoltà in cui ha vissuto ai tempi di Mao e in cui continua a vivere anche ai giorni di questo nuovo comunismo “che aiuta i ricchi e non i poveri”: del resto l’Occidente ritiene la Cina troppo importante come partner commerciale per pretendere che Pechino rispetti i diritti umani più elementari…