Il comitato bioetico della Regione Piemonte, in data 15 settembre 2006, ha annullato la sperimentazione della pillola abortiva RU 486 negli ospedali regionali. È difatti risultato che alcune importanti norme applicative, stabilite dal Consiglio Superiore di Sanità, sono state violate dall’amministrazione sanitaria piemontese, mettendo a rischio la salute dei pazienti e l’attendibilità della sperimentazione stessa rendendola, oltre che pericolosa, anche inutile.
Ad esempio, molte delle donne sottoposte alla sperimentazione non avevano ricevuto sufficienti informazioni sulle procedure da seguire, sulle precauzioni da prendere e sui rischi ai quali andavano incontro.
A comunicare la decisione del comitato bioetico è stato lo stesso assessore alla Salute, Mario Valpreda, che pure aveva dapprima difeso la correttezza e utilità delle procedure impiegate. Si è così dimostrato che aveva ragione l’ex ministro della Salute, Francesco Storace, nel sospendere la sperimentazione e nel mettere sotto accusa il responsabile del protocollo medico, Silvio Viale, suscitando le ire del presidente della Regione Mercedes Bresso.
Parallelamente è stato smentito l’attuale ministro della Salute, Livia Turco, che solo pochi giorni fa aveva difeso dalle critiche l’amministrazione sanitaria piemontese, sostenendo che tutto si era svolto secondo le regole.
La faccenda potrebbe avere conseguenze legali, in quanto le donne che si sono sottoposte alla sperimentazione sanno che la pillola RU 486, specie se non viene usata con tutte le precauzioni, può provocare serie conseguenze, com’è stato documentato dalle indagini svolte negli Stati Uniti in sèguito alla morte di alcune consumatrici.