Il beato Jacopo da Varagine (oggi Varazze), frate domenicano e poi vescovo di Genova, noto predicatore e scrittore vissuto nel XIV secolo, non ha scritto solo la celeberrima Legenda aurea, che abbiamo presentato tempo fa, ma anche questo Mariale aureo.

Si tratta di un’opera che non può essere catalogata in un preciso genere letterario, in quanto costituisce un prodotto anomalo nella vasta letteratura religiosa tardomedievale. Difatti può essere considerato come una collezione di sermoni, ma per altre caratteristiche va inserito fra i generi letterari propri della predicazione dell’epoca (catenae, exempla, florilegia, etc.).

Valerio Ferrua, curatore del volume, ci fa notare nell’introduzione che «Jacopo non si era prefisso di redigere un manuale di predicazione» e ci riferisce che «nel prologo dichiara esplicitamente di aver posto mano ad un opusculum, una operetta; dunque un vero e proprio libro». Sebbene egli abbia utilizzato materiale già impiegato nella predicazione, questa antologia è però originale per il fatto che, come sottolinea lo stesso Ferrua, non segue una struttura logica o dogmatica, non ricostruisce un itinerario agiografico, solo eccezionalmente si richiama a fatti straordinari o miracolosi, non elabora una mariologia sistematica, non è una iniziazione al culto mariano.

Anche dal punto di vista dottrinale il testo è abbastanza anomalo, in quanto tende verso posizioni “moderate”. Ad esempio, per quanto riguarda i privilegi mariani, esso nega l’esenzione di Maria dal Peccato Originale e la mediazione universale. Un libro insomma sui generis da ogni punto di vista, ma anche per questo un documento prezioso per capire la storia della devozione e della teologia mariana.