Il 15 giugno 2006 il Parlamento Europeo ha approvato, a Strasburgo, il finanziamento comunitario della ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali embrionali.
In precedenza, il 30 maggio scorso, a Bruxelles, il nuovo ministro italiano dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi ha ritirato l'adesione alla "Dichiarazione etica" del 29 novembre 2005 in cui l'Italia, assieme ad altri cinque Paesi europei, si opponeva al finanziamento di ricerche, nell'ambito del Settimo programma quadro, che avessero comportato la distruzione di embrioni e cellule embrionali. Va ricordato che, con il referendum del 13 giugno 2005, il 75% degli italiani ha approvato il mantenimento della legge 40/2004 sulla "fecondazione assistita", nella quale, fra l'altro, si vieta la ricerca sull'embrione.
Dopo l'iniziativa di Mussi, gli italiani saranno costretti a finan-ziare con i propri soldi le ricerche sugli embrioni che avvengono in altri Paesi europei e che in Italia non sono legali grazie a quella legge che lo stesso ministro Mussi ha detto di non voler cambiare. In una lettera a "la Repubblica" del 2 giugno 2006 il ministro Mussi ha affermato che l'Europa deve «scommettere al tempo stesso sul principio di libertà di ricava e di responsabilità della scienza».
Responsabilità della scienza e libertà della ricetta, per Mussi, e per chi come lui la pensa, significa assoluta indipendenza della scienza dalle regole morali e dalla legge naturale e divina. Si tratta di ma concezione "scientista" che affida alla scienza il molo di assorbire l'etica e di "unificare" il sapere umano attraverso m proprio codice di valori.
In sintonia con questa visione, si terrà a Venezia, alla fine di settembre, la seconda Conferenza internazionale promossa dalle Fondazioni Cini, Tronchetti Provera e Veronesi sul "Futuro della Scienza". La prima Conferenza, si concluse, lo scorso anno, con la proclamazione di ma "Carta di Venezia" in cui si procla-mava con enfasi che la scienza doveva abbandonare la "neutralità" per definire, attraverso m suo "codice etico", le nuove regole di comportamento e di convivenza civile.
La Conferenza di quest'anno si propone a tal fine di rilanciare il paradigma evoluzionista in tutti i suoi aspetti: l'evoluzione della materia, dall'origine dell'universo ai nostri giorni; l'evoluzione della vita; l'evoluzione del pensiero e della cultura umana. L'evoluzionismo, come è noto, non è una concezione scientifica, ma una teoria filosofica che interpreta la realtà creata come materia in poetar evoluzione. Lo scientismo evoluzionista sopprime ogni tipo di conoscenza metafisica ed eleva la scienza a categoria suprema del sapere, affidandole il compito, secondo la formula di Renan, di «risolvere all'uomo gli eterni problemi di cui la sua mente esige imperiosamente la soluzione».
L'archetipo dello scientismo è il peccato dei nostri progenitori nel Paradiso Terrestre. «Mangia di qualunque albero del Paradiso — intimò Dio ad Adamo — ma dell'albero della scienza del bene e del male non mangiare, perché in qualsiasi giorno tu ne avrai mangiato morrai» (Gn. 2, 16-17). L'atto con cui Adamo ed Eva, in nome della loro "libertà di ricerca", colsero il frutto dell'albero della scienza sconvolse l'armonia della Creazione.
Il peccato, la morte e ogni sciagura materiale e morale entraro-no nella storia in conseguenza di quel gesto che viene rinnovato da tutti coloro che, attraverso la scienza, si vogliono fare, ancora una volta, "simili a Dio".
Lo scientismo non ha nulla a che vedere con la vera scienza. La vera scienza non può essere separata da Dio e dalla sua legge, poiché essa conosce l'universo come Dio lo ha fatto e non come l'uomo vorrebbe che fosse. Il Medioevo può essere considerato l'età in cui la vera scienza ha fatto maggiori progressi, proprio perché, più di ogni altra età, esso è penetrato in profondità nella natura delle cose, non considerando mai la creazione come una cosa a sé, isolata dal suo Creatore.
La Civiltà medievale è stata disprezzata per ciò che costituiva la sua grandezza: la volontà di ricondurre a Dio ogni ambito della conoscenza e di trovare nella natura l'immagine o l'impronta di Dio. In opposizione al Medioevo, la scienza moderna ha voluto fondare l'edificio della conoscenza sul postulato del rifiuto della metafisica. In realtà, come osserva Ernest Hello, rifiutando la metafisica, la scienza si è separata dalla verità e, separandosi dalla verità, ha acconsentito ad essere la conoscenza del falso, perché al di fuori del bene e del vero non c'è che il male e l'errore.
Oggi, la vera scienza, soprattutto dopo le scoperte della genetica, ci consente di identificare con assoluta sicurezza il momento iniziale della vita umana. Tale origine sta nell'evento che in seguito all'unione di un uomo e di una donna, vede formarsi dalla fusione dei due gameti, maschile e femminile, una singola cellula, lo zigote, destinata a svilupparsi come unico organismo pluricellulare. Nel genoma di quest'uovo fecondato è delineato ed inscritto in modo stabile un programma di vita unitario e coerente. Quest'uovo fecondato non è un mero grumo di cellule, ma un individuo della specie umana, identificato dal proprio patrimonio genetico, capace di vivere solo perché possiede un principio vitale spirituale che lo costituisce come una "sostanza individuale di natura razionale", ossia come una persona.
Questa persona, creata da Dio, con un'anima immortale e da Lui destinata alla vita eterna non può essere arbitrariamente soppressa, né manipolata a piacimento come una "cosa". Se così avvenisse cadrebbero tutti i diritti fondamentali della persona umana e la vita sociale si ridurrebbe a un puro rapporto di forze e di interessi materiali. Il marchese de Sade, prima di Darwin, sarebbe il profeta di quest'età sciagurata.
Juliette, l'eroina di Sade, disconosceva nati gli ideali e i valori, tranne quello supremo della scienza. Né il ministro Mussi né i nostri europarlamentari hanno probabilmente letto le pagine "infernali" di Sade. Ma essi, che ne siano consapevoli o meno, in nome della "libertà della ricerca" e della "responsabilità della scienza", continuano a cogliere il frutto dell'albero della scienza del bene e del male, senza misurarne le catastrofiche conseguenze sulla vita dei popoli.