Il testo di Alberto Rosselli, studioso genovese di storia, si propone di fare chiarezza sulla storia di quei Paesi che persero la loro libertà, nonché le loro caratteristiche etniche, culturali e sociali, con la sottomissione ideologica e di fatto all’Unione Sovietica negli anni appena seguenti la Seconda Guerra Mondiale.
In realtà, si trattò di una sottomissione mai realmente accettata e combattuta energicamente da parte delle popolazioni “soggiogate”, anche prima della fine della guerra. In effetti, la “striscia” dei Paesi in questione si trovò subito, già all’inizio della guerra, al centro dell’incontro-scontro di due mondi, quello nazista e quello sovietico, che si alternarono nell’occupazione di quei territori
Le popolazioni di Estonia, Lettonia, Lituania, Ucraina, Romania, Croazia, Slovenia, Albania combatterono, attraverso la costituzione di movimenti di resistenza e organizzazioni nazionaliste, sia contro i tedeschi che contro i sovietici per cercare di salvaguardare la loro identità culturale e territoriale e molti furono fatti prigionieri prima dai tedeschi, poi dai sovietici e rispettivamente liberati prima dai sovietici e poi dai tedeschi. Questo, ovviamente, fino alla fine della guerra e al definitivo ingresso di quegli Stati nell’“orbita” sovietica. Ci fu da quel momento un solo nemico a cui resistere.
Rosselli analizza singolarmente la storia di questi Paesi e approfondisce lo studio di tutti i movimenti di resistenza antisovietica che durò, in alcuni casi come in Romania, fino agli anni ’60. Un’analisi estremamente attuale se si ragiona in termini di Unione Europea: l’allargamento ad est dell’UE, di cui tanto si sta discutendo altro non sarebbe che uno “spostamento” di tutti questi Stati da un “unione”, quella sovietica, all’altra, quella europea, dopo aver attraversato un periodo storico indipendente, ma estremamente conflittuale.